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L’anno nuovo che non arriva

È il 20 dicembre 1989 e il regime di Ceaușescu è agli sgoccioli. L’esercito reprime violentemente una rivolta a Timișoara, ma le notizie che arrivano a Bucarest sono scarse e filtrate. Sei persone si trovano nell’occhio del ciclone senza rendersene conto. Un regista televisivo deve trovare un modo per salvare il suo show di Capodanno dopo che l’attrice principale è fuggita. La soluzione sta in un’attrice teatrale in crisi che non riesce a contattare il suo ex fidanzato a Timișoara. Nel frattempo, il figlio del regista, uno studente, pianifica di fuggire in Jugoslavia nuotando attraverso il Danubio. A sorvegliarlo c’è un ufficiale della polizia segreta Securitate, che cerca di trasferire la madre dalla casa destinata alla demolizione a un nuovo appartamento che lei detesta. Il trasloco è eseguito da un operaio, che va nel panico dopo che il figlio scrive una lettera a Babbo Natale in cui rivela che il padre vuole la morte di Ceaușescu. Tutte queste vite, sotto la costante e invisibile sorveglianza della Securitate, si intrecciano in una tragicommedia che culmina con lo scoppio di un petardo nelle mani di una coppia improbabile, dando il via alla rivoluzione.

Note di regia

Sono passati 35 anni dalla caduta del regime di Ceaușescu, tema affrontato da molti registi rumeni. Qual è stata la tua motivazione per realizzare questo film? Come hai deciso di ambientarlo in un solo giorno e creare una narrazione così complessa?

Ho iniziato il progetto con il mio cortometraggio The Christmas Gift. Per molti anni dopo, sono stato affascinato dall’idea di uno sviluppo sinfonico, cioè un giorno straordinario che cambia tutto per i personaggi. Sono incline a esplorare tempi insoliti. Penso che derivi dal mio interesse per ciò che compone la storia.

Soprattutto perché il tema è stato affrontato da molti registi rumeni, volevo dare la mia interpretazione con un tono completamente diverso, al limite della tragicommedia. C’è un lieto fine, ma tutti i personaggi attraversano prove personali, alcune assurde, altre puramente comiche, nell’arco di un giorno e la mattina seguente.

Ho sentito che il mio approccio era abbastanza originale da essere considerato una nuova prospettiva sulla rivoluzione, come una narrazione caleidoscopica: una storia a più trame con numerosi personaggi le cui storie si intrecciano nel film. Mi interessava come affrontano la sensazione di un mondo che svanisce, e l’umanità delle vite ordinarie esposte a grandi eventi storici.

 

Il film, però, sembra un tutto conciso piuttosto che una narrazione frammentaria. Come lhai strutturato nella sceneggiatura?

Volevo evitare il formato antologico. Le sfide della scrittura sono nate proprio dall’ambizione di creare un tutto coerente a forma di puzzle. Sapendo che una storia intricata a più trame poteva essere difficile da digerire, volevo fin dall’inizio un segmento introduttivo per presentare i sei personaggi chiave.

Allo stesso tempo, volevo un finale “grandioso”, dove si passa da un personaggio all’altro per vedere cosa stanno facendo, sentendo e vivendo in quel preciso momento, il 21 dicembre alle 12:08, quando Ceaușescu fu fischiato per la prima volta durante una manifestazione di massa. Questo momento storico fu trasmesso in TV in tutte le case, quindi era carico di significato. Non esagero dicendo che era al livello dello sbarco sulla luna tranne che c’era un tipo diverso di stupore.

Era quasi una rivelazione per le persone che vedevano l’ex leader, un tempo divinizzato, ridotto a un vecchietto impaurito dalla rabbia delle masse.

Perciò volevo anche un outro, se posso parlare in termini musicali, per catturare quel momento. Avevo in mente il “Bolero” di Ravel come modello musicale per il film, con la storia che inizia lentamente e accumula tensione e suspense fino a esplodere in un climax così forte che solo la fine può seguirlo.

Questi erano i punti fermi nella scrittura della sceneggiatura, che prevedeva molte scene in cui i personaggi si incrociano. Era più frammentaria nella sceneggiatura e nella prima bozza che nel montaggio finale.edit.

Un’opera prima che conferma la vitalità del nuovo cinema rumeno: feroce, commovente e sorprendente.

FilmTV

Un’opera prima che intreccia sei vite con furore, folclore e una satira corrosiva del potere.

Ciak Magazine

Disponibilità

4 Dicembre 2025

Nazionalità

ROMANIA, SERBIA

Durata

138'

Regia

Bogdan Mureșanu

Sceneggiatura

Bogdan Mureșanu

Cast Artistico

Adrian Văncică, Nicoleta Hâncu, Emilia Dobrin, Iulian Postelnicu, Mihai Călin

Fotografia

Boroka Biro, Tudor Platon

Produzione

Kinotopia

Suono

Sebastian Zsemlye

Trent Film è una casa di distribuzione indipendente, nata per promuovere e diffondere film di qualità.

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